Il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato la data per la consultazione referendaria costituzionale indicando quale giorno utile il 4 dicembre p.v.
La riforma costituzionale prospetta la modifica di alcuni punti della Costituzione in specie sul meccanismo di approvazione delle Leggi e sul funzionamento di alcuni enti pubblici territoriali.
Ma – lasciando fuori dalla porta le proprie preferenze politiche e gli “spot” pro si oppure pro no che lasciano il tempo che trovano – quali sono davvero i punti salienti di questa Riforma?
Cerchiamo di fare chiarezza. Di seguito quelli che sono i punti principali:
- fine del c.d. “bicameralismo perfetto”. Il Senato è depauperato di gran parte dei propri poteri e la Camera dei Deputati sarà l’unica assemblea legislativa. Inoltre la fiducia al governo potrà essere votata solamente da quest’ultima.
Se da un lato ciò dovrebbe apportare una velocizzazione dell’iter legislativo, dall’altro ciò potrebbe accordare eccessivo potere alla maggioranza. - Il numero dei senatori diminuirà da 315 a 100 di cui 5 scelti dal Presidente della Repubblica e 95 dalle Regioni “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri ( e sindaci) in occasione del rinnovo dei medesimi organi” (in pratica i 95 senatori non sono più eletti direttamente dal popolo).
I senatori godranno dell’immunità parlamentare ma non riceveranno alcuna indennità aggiuntiva. - Al Senato residua una competenza legislativa solo per quanto riguarda le riforme costituzionali, le ratifiche dei trattati internazionali relative all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, le leggi elettorali degli enti locali e quelle sui referendum popolari.
Quanto alla procedura legislativa la situazione diventa alquanto complessa. Schematizzando al massimo: ogni disegno di legge approvato dalla Camera verrà subito trasmesso al Senato che entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, potrà disporne l’esame.
Nei trenta giorni successivi il Senato potrà deliberare, a maggioranza assoluta, proposte di modifica del testo sulle quali, in seguito, la Camera si pronuncerà in via definitiva. Ai nuovi senatori spetterà anche il compito di esprimersi sulle leggi di bilancio ma entro 15 giorni e con la maggioranza assoluta.
Anche in questo caso, l’ultima parola spetterà sempre alla Camera. Infine, il governo potrà chiedere alla Camera che un provvedimento ritenuto fondamentale per l’attuazione del suo programma sia esaminato in via prioritaria e votato entro 70 giorni (con possibilità di proroga per altri 15). - Referendum e leggi di iniziativa popolare: per proporre un referendum popolare no saranno più sufficienti le attuali 500 mila firme ma ne necessiteranno 800 mila (dopo la raccolta delle prime 400 mila la Corte Costituzionale darà un parere preventivo di ammissibilità).
Quanto alle leggi di iniziativa popolare, il numero di firme triplicherà da 50 mila a 150 mila.
Sono introdotti anche gli istituti del referendum propositivo e di indirizzo la cui disciplina non è ancora ben chiara. - Il Presidente della Repubblica sarà eletto dai 100 Senatori e dai 630 Deputati. Per i primi 3 scrutini saranno necessari i 2/3 dei componenti, poi dal quarto si passa a 3/5 e dal settimo in poi alla maggioranza dei 3/5 dei votanti.
- Abolizione della Province e scioglimento del Cnel. E’ eliminato dal testo costituzionale ogni riferimento alle Province ed è introdotto un sistema di premialità alle Regioni più “virtuose”. E’ inoltre soppresso il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro) il cui personale sarà riallocato presso la Corte dei Conti.
- I 5 Giudici della Corte Costituzionale saranno eletti 2 al Senato e 3 alla Camera tramite una maggioranza di 2/3 dei componenti per i primi 2 scrutini e di 3/5 per i successivi.
- Ricorso preventivo alla Consulta per l’emanazione delle leggi elettorali che disciplinano l’elezione dei parlamentari. Il ricorso dovrà essere presentato da almeno un quarto dei componenti della Camera o almeno un terzo dei componenti del Senato entro 10 giorni all’approvazione della norma. La Consulta si pronuncerà entro 30 giorni e, in caso di dichiarazione di illegittimità, la legge non sarà promulgata.
Lo stato di guerra è deliberato a maggioranza assoluta. - L’art. 55 della Costituzione si arricchisce di un comma, teso al rafforzamento del principio della parità di accesso alle cariche elettive, che testualmente cita: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”.
Quella che precede è solo una enucleazione dei punti salienti della Riforma e non aspira di certo all’esaustività in specie in una materia così complessa.
Per approfondimenti sull’argomento è possibile consultare il testo integrale della Riforma sul sito della Camera dei Deputati oppure sulla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15.04.2016.